Guerre di Rete - Musk-Trump, la posta in gioco
L'incredibile storia dei nordcoreani assunti da remoto negli Usa.

Guerre di Rete - una newsletter di notizie cyber
di Carola Frediani
N. 206 - 7 giugno 2025
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Il progetto editoriale Guerre di Rete
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Qui una lista con link dei nostri progetti per avere un colpo d’occhio di quello che facciamo.
In questo numero:
Musk-Trump, e la posta in gioco
L’americana che gestiva una laptop farm per i nordcoreani
Illustratori svedesi e irlandesi sul piede di guerra
Nell’era Trump, la guerra ai migranti passa anche dalle app
E altro
TECH POLITICS
Musk-Trump, e la posta in gioco
La notte dei lunghi tweet, come l’ha chiamata qualcuno, tra Musk e Trump è al momento più divertente da vedere che facile da decifrare.
Il duello rusticano combattuto con mazzate da un social personalistico all’altro è esploso dopo pochi giorni che l’ad di Tesla si è dimesso dalla guida del Dipartimento per l'Efficienza governativa (DOGE), dove era stato investito della missione di tagliare la burocrazia statunitense, ridurre le spese, infilare i proprio fedelissimi, dare una rinfrescata di AI al tutto. Le dimissioni non sono state proprio una sorpresa: come nota Wired, “la qualifica di impiegato speciale del governo comporta alcuni privilegi – come il non dover sottostare a una serie di accertamenti etici e finanziari – ma prevede un limite massimo di 130 giorni all'anno”.
Ma subito dopo Musk ha iniziato a denigrare il “Big, Beautiful Bill” di Trump, un pacchetto di spesa approvato dai repubblicani nei giorni scorsi. Non esattamente “bello” per Musk, che lo ha definito “un abominio disgustoso”, affermando che aumenterebbe significativamente il deficit del bilancio federale attraverso l'aumento delle spese per la difesa, il contrasto all'immigrazione e i tagli alle tasse.
Come si sia arrivati al progressivo e poi esplosivo degrado della relazione fra i due è un tema complesso benché per molti annunciato o prefigurato da tempo. Sta di fatto che Trump aveva dato a Musk un accesso senza precedenti alla Casa Bianca e al governo federale. Soprattutto, la loro strana coppia ha simboleggiato anche una nuova era a Washington, in cui i leader tech della Silicon Valley hanno utilizzato le loro risorse e piattaforme per scendere in campo direttamente.
Dunque l’attuale faida sta mettendo sotto pressione alcuni dei più stretti collaboratori o alleati di Musk nell'industria tecnologica, tra cui lo zar di Trump per l'intelligenza artificiale e le criptovalute David Sacks, ma anche il sempre più politicizzato capitalista di ventura Marc Andreessen e altri investitori, affinché scelgano se allinearsi con Musk o continuare a sostenere il presidente, notano alcuni. Laddove per ora sembrano prevalere gli equilibrismi in attesa di capire gli sviluppi.
Dei circa 295 milioni di dollari che Musk ha versato ai repubblicani per le elezioni del 2024, la maggior parte è andata a Trump. Ma soprattutto, come mostrano varie analisi, hanno avuto un ruolo importante nella sua elezione.
D’altra parte il DOGE è stata solo l’ultima delle questioni in ballo per Musk. L'anno scorso alle sue aziende sono stati promessi, ha scritto il NYT, 3 miliardi di dollari in quasi 100 contratti diversi con 17 agenzie federali. La maggior parte dei contratti riguardava SpaceX, l'azienda di tecnologia spaziale. Anche Tesla, la sua azienda di veicoli elettrici, ha contratti con il governo federale (ma ha goduto soprattutto di sussidi federali).
D’altra parte, secondo il Washington Post, le sue società avrebbero ottenuto almeno 38 miliardi di dollari in contratti governativi, prestiti, sussidi e crediti d'imposta per i prossimi due decenni, di cui quasi due terzi negli ultimi cinque anni.
Sembra in effetti che Musk abbia tutto da perdere nello scontro con Trump, per ora. Mentre eravamo nel pieno del lancio di stracci fra i due, e lasciando anche perdere la greve allusione di Musk sulla presunta presenza del nome di Trump nei file di Epstein, l’ad di SpaceX minacciava (minaccia poi ritrattata) di ritirare la navicella Dragon, su cui la NASA fa affidamento per trasportare gli astronauti avanti e indietro dalla Stazione Spaziale Internazionale.
“A marzo - ricorda Passione Astronomia - due astronauti sono tornati sulla Terra a bordo della Dragon dopo essere rimasti bloccati sulla ISS per quasi nove mesi, dopo che la Boeing Starliner aveva avuto problemi tecnici ed era rientrata sulla Terra senza di loro”.
La società spaziale di Musk è attualmente l'appaltatore più importante della NASA. Con il razzo Falcon 9 e la navicella Dragon, SpaceX fornisce all'agenzia spaziale l'unico trasporto operativo di membri dell'equipaggio verso la Stazione Spaziale Internazionale. Inoltre, quando all'inizio di quest'anno la navicella Cygnus di Northrop Grumman è stata danneggiata durante il trasporto, SpaceX è rimasta l'unico fornitore di servizi cargo per la stazione spaziale per più di metà anno, e se la NASA dovesse rescindere i contratti con SpaceX, sancirebbe di fatto la fine della Stazione Spaziale Internazionale, scrive Ars Technica.
Anche il servizio Internet Starlink di SpaceX ha fornito comunicazioni essenziali alle forze armate Usa, che ne hanno acquistato una versione governativa con il marchio “Starshield” per le loro future esigenze di comunicazione.
“Se l'amministrazione Trump interrompesse i rapporti con SpaceX, di fatto - continua Ars Technica - farebbe arretrare l'impresa spaziale statunitense di un decennio o più e darebbe al programma spaziale cinese, in ascesa, una chiara supremazia sulla scena mondiale”.
In attesa di vedere come evolveranno lo scontro, le ricuciture e le alleanze, un elemento (fra i mille che si potrebbero evidenziare) è lampante: affidare le proprie infrastrutture critiche e la sicurezza nazionale a privati resta un’incognita e un rischio per qualsiasi Stato.
CYBERSECURITY
L’americana che gestiva una laptop farm per i nordcoreani
Il 27 ottobre 2023 l’Fbi fa irruzione nella casa di una cinquantenne americana che vive a Phoenix, in Arizona, e ci trova 90 laptop connessi a internet. È l’inizio di una storia incredibile, ricostruita mese dopo mese dalle carte giudiziarie, e negli ultimi giorni da un reportage del Wall Street Journal che aggiunge molti dettagli proprio su di lei, Christine Chapman.
Chapman è una ex cameriera e massaggiatrice di una piccola città a nord di Minneapolis, che sulla soglia dei 50 anni aveva provato a riciclarsi come sviluppatrice web, partecipando a un corso di coding. Il piano però non funziona, tanto che nel gennaio 2021 in un video drammatico su TikTok la donna chiede aiuto per trovare un posto dove stare. “Vivo in una roulotte. Non ho l'acqua corrente, non ho un bagno funzionante. E ora non ho il riscaldamento. Sono davvero spaventata. Non so cosa fare”.
In verità, un lavoro nell’IT lo aveva appena trovato. A partire proprio da quei mesi, poco prima del video, Chapman aveva ricevuto una richiesta su LinkedIn di “essere il volto degli Stati Uniti” per un'azienda che procurava posti a lavoratori IT d'oltreoceano.
La strana richiesta aveva funzionato, almeno per lei. Dopo un po’ di tempo il suo coinvolgimento era cresciuto, tanto che nei suoi video su TikTok lo stato d’animo era mutato, e ora la donna parlava della sua intensa vita lavorativa e dei suoi molti clienti nel settore informatico. Quello che probabilmente non sapeva è che i suoi clienti erano hacker nordcoreani.
Certo, è difficile che non fosse consapevole di quello che stava facendo, stando agli atti. La sua casa era infatti diventata quella che l’Fbi chiama una “laptop farm”, dove lei raccoglieva e faceva funzionare decine e decine di computer che erano spediti da centinaia di aziende a quelli che ritenevano essere lavoratori tech americani da remoto, e che invece erano hacker nordcoreani che si collegavano ai suddetti laptop, intascavano per qualche tempo gli stipendi, e infiltravano le reti aziendali scaricando dati sensibili.
Nel gennaio 2023 dunque il vento è cambiato per Chapman. Grazie al lavoro di intermediazione per queste società d’oltreoceano (che include il furto di identità di americani e la falsificazione di documenti e di dichiarazioni al fisco), Chapman ha decisamente aumentato i suoi redditi e si è trasferita in una casa in Arizona con un giardino per i suoi tre chihuahua. Ogni tanto viaggia e va a qualche concerto.
Ma per l’Fbi Chapman era la collaboratrice in loco ( il “mulo”, diremmo, se fosse solo riciclaggio di denaro) di uno schema criminale più grande e ben strutturato, così composto: gruppi di cybercriminali nordcoreani rubano l'identità di cittadini statunitensi; fanno domanda per lavori a distanza negli Stati Uniti attraverso la trasmissione di informazioni false; fanno i colloqui a distanza utilizzando a volte l’intelligenza artificiale per mascherare volti e voci; ottengono, incredibilmente (e qui si aprirebbe una immensa parentesi su come sia stata possibile la loro assunzione, ma la riprendo alla fine), di piazzarsi in centinaia di aziende statunitensi, tra cui alcune che fanno parte di Fortune 500, cioè delle principali imprese Usa, in genere attraverso agenzie di staffing o altre organizzazioni di contracting; ricevono i computer portatili dalle aziende (che pensano di mandarli a casa del lavoratore invece arrivano tutti nel salotto di Chapman); accedono, proprio tramite i computer aziendali, cui sono collegati dalla Corea del Nord, ai sistemi interni delle società statunitensi; sono pagati per il loro lavoro, almeno finché non vengono licenziati; e, quando riescono, scaricano informazioni riservate dai loro datori di lavoro.
Chapman non è un caso isolato o atipico. Per l’Fbi questo tipo di truffa coinvolgerebbe più in generale migliaia di lavoratori nordcoreani e porterebbe centinaia di milioni di dollari all'anno a Pyongyang. In pratica, stretta dalle sanzioni internazionali, la Corea del Nord ha sviluppato vari modi creativi per raccogliere denaro. Oltre agli attacchi informatici alle società di criptovalute, ora hanno pensato bene di sfruttare le debolezze della gig economy, le lasche catene di fornitura del lavoro sempre più parcellizzato e spersonalizzato. E un esercito di lavoratori precari o disoccupati domestici alla disperata ricerca di un modo per sostentarsi.
“Quello che stiamo facendo non funziona e, se funziona, non è abbastanza veloce”, ha dichiarato a Wired Michael ‘Barni’ Barnhart, ricercatore informatico alla società DTEX che ha rilasciato un rapporto sulle attività informatiche nordcoreane, pubblicando più di 1000 indirizzi email che sostiene siano collegati all'attività dei lavoratori informatici di quel Paese. Si tratterebbe di team di hacker “statali” e lavoratori IT che operano da più organizzazioni militari e di intelligence. E che possono tenersi una quota dei guadagni (200 dollari su 5mila al mese, secondo Barnhart).
Il ruolo di Chapman non si limitava ad accogliere i laptop. Dei post-it sui computer sparsi per casa sua identificavano l'azienda e il lavoratore a cui dovevano appartenere. Inoltre i dispositivi non rimanevano sempre da lei. Ne ha spedito 49 all'estero, molti dei quali a Dandong, una città cinese al confine con la Corea del Nord.
A volte riceveva le buste paga a casa sua, le firmava e le depositava nella sua banca, per poi inoltrare i fondi a un altro conto dopo aver preso una parte, sempre stando agli atti.
Dopo la perquisizione e in attesa del giudizio (la sentenza è prevista per il 16 luglio) Chapman si è ritrovata di nuovo senza un soldo, e dall’agosto 2024 si è trasferita in un rifugio per senzatetto a Phoenix. A febbraio si è dichiarata colpevole di frode, furto d'identità e riciclaggio di denaro. Rischia un massimo di nove anni di carcere.
AI E CREATIVI
Illustratori svedesi e irlandesi sul piede di guerra
L'Associazione degli illustratori e dei graphic designer svedesi ha annunciato l’opt-out collettivo dal training di AI. Significa che chiunque intenda utilizzare le opere dei membri dell’associazione per l'addestramento di AI generativa dovrebbe ottenere un'autorizzazione esplicita dall'Associazione o dai membri. “Vogliamo lavorare per un mercato sostenibile in cui il lavoro dei creatori visivi sia valorizzato e protetto, anche in un mondo con sistemi di AI generativa”, hanno dichiarato (via Cedmar Brandstedt)
“Da un'indagine condotta tra i nostri membri - ha annunciato dal suo canto Illustrators Ireland - è emerso che a nessuno di loro è stato chiesto il consenso, o reso noto che il loro lavoro è stato utilizzato in dataset per l'addestramento e/o lo sviluppo di modelli di AI. Illustrators Ireland chiede che i diritti d'autore dei nostri membri siano rispettati e salvaguardati”.
POLITICA, TECH, SORVEGLIANZA
Nell’era Trump, la guerra ai migranti passa anche dalle app
Dall’applicazione per denunciare migranti che promette pagamenti in crypto a quella usata dagli stessi migranti per segnalare le forze dell’ordine. Come la tecnologia è al centro delle politiche repressive trumpiane.
Ne scrive Chiara Crescenzi sul sito Guerredirete.it
AI E SOCIETA’
Amore sintetico, come l’AI sta cambiando il mercato delle sex dolls
Sempre più richieste, le bambole sessuali integrate con l’intelligenza artificiale sono anche in grado di interagire con l’utente. Un mercato che arriverà a 5 miliardi di dollari nel 2033 e che anche in Italia, dopo la pandemia, ha vissuto un boom.
Laura Carrer in un articolo su Guerredirete.it.
ROBOT
L’invasione dei robot domestici è ancora lontana
Malgrado l’hype sull’AI, la creazione di maggiordomi o tuttofare casalinghi resta un obiettivo difficile. E la forma umanoide non è sempre la migliore.
“Il punto, come segnala Wired, è che “nonostante gli incredibili progressi degli ultimi anni, nessuno ha ancora capito come rendere questi robot realmente abili o intelligenti”. I robot di oggi possono essere autonomi soltanto se svolgono un compito semplice e ben circoscritto; mentre se si occupano di faccende più complesse – come quelli utilizzati e ormai molto diffusi nelle fabbriche e nei magazzini – devono essere attentamente programmati ed eseguire movimenti definiti con la massima precisione, senza alcuna autonomia”.
Di Andrea Signorelli per il sito Guerredirete.it
COMPUTER
Il futuro dei computer è fotonico
Restano in realtà molti ostacoli tecnici; ma potrebbero essere una svolta per i grandi modelli linguistici e generativi, come quelli dietro a ChatGPT.
“Tuttavia, come spesso accade con le tecnologie emergenti, l’entusiasmo della finanza si scontra con il realismo dell’industria. La sfida, infatti, non è tanto dimostrare che la computazione fotonica possa “funzionare”, quanto renderla scalabile. Integrare su un singolo chip milioni di componenti ottici, garantendo al tempo stesso precisione, compatibilità con i sistemi esistenti e bassi costi di produzione, è un’impresa che richiede una supply chain tecnologica complessa e in gran parte da costruire. Di conseguenza, la computazione fotonica esiste oggi in una sorta di interregno tecnologico: troppo promettente per essere ignorata, troppo immatura per essere adottata, al di là di pochi specifici casi”.
Cesare Alemanni ne scrive in questo articolo sul sito Guerredirete.it
EVENTI
ROMHACK A SETTEMBRE
A settembre avrò di nuovo il piacere di presentare, insieme a Gerardo Di Giacomo, RomHack, la conferenza di cybersicurezza organizzata a Roma dall’associazione Cyber Saiyan, miei partner in crime con Guerredirete.it. Qui per prendere i ticket. Qui le info per chi voglia iscriversi ai training professionali.
Qui più info.
HACKINBO SABATO
Questo 7 giugno a Bologna da non perdere c’è Hackinbo, la conferenza di cybersicurezza nata nel 2013. Potete seguire l’evento online.
NOBILITA FESTIVAL
Lo scorso weekend, infortuni a parte, sono riuscita a partecipare al Nobilita, il festival della Cultura del Lavoro, organizzato da Senza Filtro e FiordiRisorse a Reggio Emilia. Un'occasione per fare il punto, nel mio caso, su come l’AI (o meglio, le aziende che la stanno dominando al momento, proponendo anche un certo tipo di narrazioni, molto in voga anche nel mondo della comunicazione) vorrebbe ridisegnare l’immagine del lavoro, a scapito dei lavoratori.
+ LIBRO
Dunque grazie a Osvaldo Danzi per l’invito. Per altro, sul treno di ritorno, malgrado la stanchezza e una gamba infortunata, mi sono divorata il suo libro, Il lavoro trattato male, tra responsabilità dei media nel raccontare questo mondo (again) e datori di lavoro con richieste assurde e scarsissima trasparenza (da standing ovation le pagine sull’abitudine italiana di non mettere la RAL, la retribuzione annua lorda, o una sua forbice, nelle inserzioni di lavoro. Ma a quanto pare anche su questa interverrà a breve mamma Europa con una pezza, ovvero una direttiva che obbligherà a maggior trasparenza).
+TRAINING
Grazie anche al moderatore, il giornalista economico Frediano Finucci, che da tempo si occupa di spazio, e che mi segnala questo bel training per giornalisti sullo Space Journalism.
TALK TO THE FUTURE
Qui invece si può ascoltare/vedere la discussione equilibrata cui ho partecipato al Palazzo di Giustizia di Milano nell’ambito dell’evento Talk To The Future. Tema: AI diritti società e democrazia. Grazie ad Andrea Dambrosio per la perfetta conduzione. E a Giuseppe Vaciago per l’invito. Qui si può vedere tutto il panel:
> INFO SU GUERRE DI RETE
Guerre di Rete è un progetto di informazione sul punto di convergenza e di scontro tra cybersicurezza, sorveglianza, privacy, censura online, intelligenza artificiale, diritti umani, politica e lavoro. Nato nel 2018 come newsletter settimanale, oggi conta oltre 14.000 iscritti e da marzo 2022 ha aggiunto il sito GuerreDiRete.it.
Nell’editoriale di lancio del sito avevamo scritto dell’urgenza di fare informazione su questi temi. E di farla in una maniera specifica: approfondita e di qualità, precisa tecnicamente ma comprensibile a tutti, svincolata dal ciclo delle notizie a tamburo battente, capace di connettere i puntini, di muoversi su tempi, temi, formati non scontati.
Il progetto è del tutto no profit, completamente avulso da logiche commerciali e di profitto, e costruito sul volontariato del gruppo organizzatore (qui chi siamo).
→ Nel 2024 si è aggiunta Digital Conflicts, una newsletter bimensile in inglese (fatta da me e Andrea Signorelli), che per ora sarà principalmente una trasposizione della newsletter italiana, con alcune aggiunte e modifiche pensate per un pubblico internazionale (e con particolare attenzione all’Europa).
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